LE RECENSIONI AL LIBRO LA PREDA DI ANGELA CAMUSO, prefazione di Dario Fo

RECENSIONI AL LIBRO LA PREDA DI ANGELA CAMUSO

 

“LA PREDA di Angela Camuso e’un libro scritto molto bene perché ha la souplesse, che vuol dire eleganza, ritmo e soprattutto pudore. E’ importante che un libro così’ vada in mezzo alla gente. Angela Camuso ha tenuto fede al racconto della vittima, senza entrare nella storia godendo della paura e del risentimento, senza sollecitare la morbosità”
DARIO FO, Premio Nobel per la Letteratura

“Questo libro, crudo e atroce, potrebbe far bene alla Chiesa italiana”
GIOVANNA CHIRRI, giornalista Ansa autrice dello scoop mondiale sull’annuncio di dimissioni di Papa Benedetto XVI.

“Leggendolo, si capisce che l’autrice ha cercato di essere obiettiva nel raccontare i fatti, anche se mi fa male leggerlo, perchè parla di un caso di cui io mi sono occupato e per me non può essere un romanzo. E’ un libro che potrebbe far bene alla Chiesa nel senso che la Chiesa non deve avere paura della verità. Solo la verità ci farà liberi, ce lo ha insegnato Gesù Cristo”.
MONSIGNOR CHARLES SCICLUNA, ex Promotore di giustizia presso la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede”
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“Questo libro dimostra che la vita di un bambino è più importante della faccia del prete e anche dell’immagine della Chiesa” don GINO RIGOLDI, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano
“E’ un libro-shock che dimostra come la pedofilia sia legata all’abuso di potere. Angela Camuso conferma di possedere uno stile di scrittura unico, che alla cronaca giornalistica accosta una graffiante ed efficace forza narrativa”
GIACOMO GALEAZZI, La Stampa

“Il libro è il classico pugno nello stomaco. L’autrice scandaglia fatti atroci senza risparmiarci nulla, con l’onestà professionale da cronista che già conosciamo e un senso del dovere di riportare la verità con tutte le sue sfaccettature”,
NATALIA POGGI, Il Tempo

ALTRE RECENSIONI

PEDOFILIA: STORIA CRUDA E ATROCE VITTIME DON RUGGERO CONTI
(ANSA) – ROMA, 2 DIC – «Ogni tanto pensavo che mi stavo confessando con un pedofilo, ma pur di lavarmi la coscienza lo facevo lo stesso». «Ascoltando la predica di un prete mi veniva il vomito: se Dio sceglieva le persone con la vocazione e se la vocazione era questo, cos’era Dio?». Per le vittime di don Ruggero Conti, parroco della periferia romana condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi per aver abusato di almeno sette minorenni, oltre alla lacerazione psicologica e alle ricadute sulla sessualità, al sentirsi sporchi e colpevoli, al pensare che gli altri stiano sempre «per fregarti», c’è anche la perdita di fede, se non in Dio, almeno nella Chiesa.
«Questo non è un libro contro la Chiesa», scrive forse senza rendersi conto di quanto abbia ragione Angela Camuso, nel suo «La preda», edito da «La terra vista dalla terra», 283 pagine, 17,50 euro, prefato da Dario Fo e che verrà presentato domani nella sede della stampa estera a Roma.
Alternando resoconti da atti giudiziari alla narrazione in prima delle vittime, Camuso racconta una vicenda grave, sia perché ha diviso una comunità tra innocentisti e colpevolisti, coinvolgendo un sacerdote carismatico ritenuto capace di portare tanti giovani a Dio e considerato anche «con appoggi potenti in curia», sia in quanto consulente del sindaco di Roma Gianni Alemanno per problematiche e disagi, amico di don Giovanni D’Ercole ai tempi in cui questi prestava servizio in segreteria di Stato. E sia perché, dando voce alle vittime e a quanti credettero a queste, in particolare i catechisti di Selva Candida, formatisi alla scuola salesiana, racconta i meccanismi di rimozione, insabbiamenti per timore di ledere il buon nome della istituzione che frenarono anche chi avrebbe dovuto vigilare e proteggere i piccoli. In primis il vescovo di don Ruggero, mons. Gino Reali, e il suo predecessore a Santa Rufina, mons. Diego Bona, informato in confessione dalla zia di una delle vittime. O l’anziano prelato che tanti anni fa, quando Ruggero non era ancora prete ma abusò di un ragazzo a Legnano, ignoro’ la denuncia, o una serie di preti collaboratori dei vescovi sempre pronti a non credere alle vittime, magari cestinando le loro denunce dopo aver detto che le avrebbero consegnate al vescovo.
L’abuso, soprattutto se da parte di un sacerdote, che consideri un padre, è una violenza indelebile, in particolare in ragazzi già fragili o soli, e scelti per questo come prede ideali.
La vita ne rimane sconvolta, spesso irrimediabilmente compromessa, come raccontano le vittime a Angela Camuso e come emerge dalle indagini, basate su intercettazioni telefoniche, analisi dei computer, raccolta di testimonianze. La difesa dei piccoli e la giustizia alle vittime – hanno chiesto Benedetto XVI e prima di lui Giovanni Paolo II – devono essere al primo posto, e non è degno di essere prete chi fa male ai bambini. Stanare i colpevoli, impedirgli di nuocere, compiere la giustizia e difendere i piccoli sono le priorità. Questo libro dunque, crudo e atroce, potrebbe far bene alla Chiesa italiana.(giovanna.chirri@ansa.it).
CHR 02-DIC-12 14:25 NNNN

PRETI PEDOFILI: IN UN LIBRO LE CONFESSIONI DI UNA VITTIMA (2
(AGI) – CdV, 3 dic. – «Ho sognato la mia vita senza questo schifo, perché ormai è l’unico mio desiderio, il desiderio mio più grande: riuscire ad andare avanti come se tutto non fosse mai successo». È la testimonianza di uno dei ragazzi che accusa di violenza don Ruggero Conti, il parroco di Selva Candida, alla periferia della Capitale, condannato dal tribunale penale di Roma. «Che fa suo figlio, signora?, può venire a pranzo da me oggi?», chiedeva il sacerdote alla mamma ignara dell’inferno nel quale l’adolescente stava sprofondando. «Era molto cattolica. Non volevo deluderla», spiega il giovane alla cronista Angela Camuso, che per l’editore Castelvecchi ne ha raccolto i tormenti nel libro «La preda, le confessioni di una vittima», che i giornalisti Giacomo Galeazzi e Gianluigi Nuzzi presentano oggi. (AGI) Siz (Segue) 031414 DIC 12
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(AGI) – CdV, 3 dic. – «Questo non è un libro contro la Chiesa Cattolica. È piuttosto un libro dedicato soprattutto ai cattolici di tutta Italia e di tutto il mondo, alle famiglie, ai ragazzi, ai pretie alle suore, ai vescovi e ai cardinali. Se mi è permesso, al Sommo Pontefice», confida nella premessa Angela Camusso, che con il suo scritto vuole «rendere giustizia a quei preti, la stragrande maggioranza, che i bambini li amano come figli e basta».
Il libro – peraltro – ricorda la circostanza sconcertante che «le indagini su don Ruggero Conti sono iniziate grazie alla denuncia di un sacerdote (il vicario parrocchiale, ndr.), il quale, incredibilmente, per aver osato tanto, verrà, piuttosto che premiato, punito dai suoi superiori con un decreto di allontanamento dalla parrocchia teatro dello scandalo». A convincere «in alto» della propria innocenza era stato lo stesso don Conti, «capace di mentire per anni spudoratamente, anche di fronte all’evidenza e di accusare le sue vittime attraverso riuscite manipolazioni della realtà». Una capacità mistificatoria che ha favorito la creazione di un vero e proprio movimento di opinione a favore di don Conti.
Secondo la Camuso, del resto, proprio grazie a questa sua particolare abilità nel convincere gli altri, per ottenere la propria soddisfazione sessuale, «don Ruggero non ha mai usato la forza fisica», e nonostante tutto, «pur sapendo che tornando sarebbero state violentate di nuovo, quasi tutte le sue prede sono tornate da lui». (AGI) Siz 031414 DIC 12

PRETI PEDOFILI: DARIO FO, UN TRAGICO GIOCO DI COPERTURE (2
(AGI) – Roma, 3 dic. – Le storie dei preti pedofili (e le tragedie delle loro vittime) hanno quasi sempre un punto in comune: «L’omertà a copertura del comportamento del corruttore». Lo scrive Dario Fo nella prefazione del volume «La preda, le confessioni di una vittima» scritto da Angela Camuso che per l’editore Castelvecchi ha raccolto la testimonianza di uno dei ragazzi che ha denunciato a Roma don Ruggero Conti, poi condannato dal tribunale. (AGI) Siz (Segue) 031418 DIC 12
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(AGI) – Roma, 3 dic. – «Da noi – scrive il premio nobel per letteratura – il clero, ce lo testimonia questo libro, ha ancora l’ardire e i mezzi per abbattere e rendere vana la gran parte delle denunce e inchieste su atti di pedofilia».Secondo Dario Fo, che paragona i crimini consumati nella parrocchia di Selva Candida, nella periferia romana, a quanto accaduto in una favela brasiliana, dove l’estrema povertà delle vittime favoriva l’abuso, «l’unico problema che realmente interessa a una certa Chiesa è salvare la rispettabilità delle curie, come a dire salvare la `faccia´ e non il povero disgraziato dall’angoscia che lo accompagnerà per tutta la vita». (AGI)

02/12/2012
LA STAMPA
«Ogni tanto pensavo che mi stavo confessando con un pedofilo, ma pur di lavarmi la coscienza lo facevo lo stesso». «Ascoltando la predica di un prete mi veniva il vomito: se Dio sceglieva le persone con la vocazione e se la vocazione era questo, cos’era Dio?». Per le vittime di don Ruggero Conti, parroco della periferia romana condannato in primo grado a 15 anni e 4 mesi per aver abusato di almeno sette minorenni, oltre alla lacerazione psicologica e alle ricadute sulla sessualità, al sentirsi sporchi e colpevoli, al pensare che gli altri stiano sempre «per fregarti», c’è anche la perdita di fede, se non in Dio, almeno nella Chiesa.C’è un ragazzino che guarda il film di King Kong alla tv e spera che quella grossa scimmia, quel mostro vero, vinca. E nel frattempo il prete che organizza le gite, tiene l’oratorio come una famiglia allargata, è chino sui pantaloni del giovane. E’ quasi tutto in questa immagine il libro di Angela Camuso “La preda – Le confessioni di una vittima storia vera del più grande scandalo della chiesa tra fede e omertà” edito da Castelvecchi. Il saggio verrà presentato alle 15,30 di lunedì 3 dicembre alla sala stampa estera. Nella prefazione Dario Fo mette in relazione la storia di Don Ruggero Conti, del sacerdote delle periferia romana molto ben inserito nel potere delle amministrazioni locali con quanto compiuto da alcuni preti in altre parti del mondo, dove a volte al bisogno delle favelas si dà risposta con mani troppo invasive. La vicenda descritta dalla Camuso è incentrata su un ragazzo di 14 anni diventato oggetto delle attenzioni morbose e che ha avuto la forza di raccontare tutto in aula nel processo in cui Don Conti è stato condannato a 15 anni e quattro mesi in primo grado.L’autrice in una nota sottolinea: “Lui non ha mai utilizzato la forza fisica, ha adescato le sue prede in virtù del ruolo di padre che queste gli avevano riconosciuto. Agnelli, spesso figli di genitori assenti. Sedotti e abbandonati da quella parvenza d’amore che lo scaltro sacerdote offriva loro, colmando il vuoto di una dolorosa solitudine affettiva”. Nel saggio manca forse però la voce dell’imputato, del cattivo condannato. La lettera inviata alla corte e la testimonianza di quel che continua a fare oggi può non bastare. L’appello che c’è nel testo alle gerarchie ecclesiastiche affinchè facciano luce, chiarezza e pulizia è destinato anche per questo a cadere nel vuoto. Perché se le vittime restano coperte, protette dagli pseudonimi, chi è sotto accusa ha i diversi gradi di giudizio per far ricredere informati e meno. E così non si capisce il perché una cosa è successa. E’ il danno della pedofilia, il tradimento, lo scambio coatto dei ruoli, da vicino a molesto, da parente a stupratore, da educatore a Lucignolo. Alternando resoconti da atti giudiziari alla narrazione in prima delle vittime, Camuso racconta una vicenda grave, sia perché ha diviso una comunità tra innocentisti e colpevolisti, coinvolgendo un sacerdote carismatico ritenuto capace di portare tanti giovani a Dio e considerato anche «con appoggi potenti in curia», sia in quanto consulente del sindaco di Roma Gianni Alemanno per problematiche e disagi, amico di don Giovanni D’Ercole ai tempi in cui questi prestava servizio in segreteria di Stato. E sia perché, dando voce alle vittime e a quanti credettero a queste, in particolare i catechisti di Selva Candida, formatisi alla scuola salesiana, racconta i meccanismi di rimozione, insabbiamenti per timore di ledere il buon nome della istituzione che frenarono anche chi avrebbe dovuto vigilare e proteggere i piccoli. In primis il vescovo di don Ruggero, monsignor Gino Reali, e il suo predecessore a Santa Rufina, monsignor Diego Bona, informato in confessione dalla zia di una delle vittime. O l’anziano prelato che tanti anni fa, quando Ruggero non era ancora prete ma abusò di un ragazzo a Legnano, ignoro’ la denuncia, o una serie di preti collaboratori dei vescovi sempre pronti a non credere alle vittime, magari cestinando le loro denunce dopo aver detto che le avrebbero consegnate al vescovo.L’abuso, soprattutto se da parte di un sacerdote, che consideri un padre, è una violenza indelebile, in particolare in ragazzi già fragili o soli, e scelti per questo come prede ideali.La vita ne rimane sconvolta, spesso irrimediabilmente compromessa, come raccontano le vittime a Angela Camuso e come emerge dalle indagini, basate su intercettazioni telefoniche, analisi dei computer, raccolta di testimonianze. La difesa dei piccoli e la giustizia alle vittime – hanno chiesto Benedetto XVI e prima di lui Giovanni Paolo II – devono essere al primo posto, e non è degno di essere prete chi fa male ai bambini. Stanare i colpevoli, impedirgli di nuocere, compiere la giustizia e difendere i piccoli sono le priorità. Questo libro dunque, crudo e atroce, potrebbe far bene alla Chiesa italiana.